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lunedì 21 maggio 2012

Pietro e Paolo (“L'invenzione del cristianesimo”) 118


Né gli evangelisti, né Paolo, né tanto meno gli apocrifi parlano favorevolmente di Pietro. Nella prima parte degli Atti si tratta diffusamente di lui, ma in modo leggendario per cui la sua persona storica ci risulta completamente sconosciuta, come del resto anche quella di molti altri apostoli. 

Forse Pietro guidò inizialmente la nuova setta della Via (1 Cor. 15,7; Atti, 1,14)), ma quando Giacomo, fratello di Gesù, giunse dalla Galilea per unirsi agli altri apostoli che attendevano il ritorno del Risorto, costui ne divenne il capo incontrastato e Pietro passò in secondo piano. Infatti di Pietro non si accenna più negli Atti a partire dalla metà del libro, mentre si continua a parlare di Giacomo che fino al 63 fu il capo incontrastato della Chiesa di Gerusalemme.

La tradizione cattolica, che poggia le sue basi soprattutto sulla Patristica, ci ha fatto credere che tra Pietro e Paolo ci siano stati sempre dei i rapporti assidui e di stretta collaborazione. Ma leggendo le Lettere e gli Atti, gli unici documenti che possono testimoniare la verità, ciò non risulta affatto. Gli incontri (o meglio gli scontri) tra Paolo e gli apostoli a Gerusalemme sono stati rarissimi, non più di quattro, come abbiamo narrato in precedenza, e sempre caratterizzati da ambiguità e da diffidenze reciproche.

Con Pietro, comunque, c'era stato un altro incontro ad Antiochia. Ma quello di Antiochia fu un vero e proprio scontro durante il quale Paolo accusò Pietro e Barnaba di ipocrisia e segnò l'inizio di un contrasto che si rivelò subito duro e insanabile e che fece perdere a Pietro la faccia in quanto fu costretto a sottostare alle disposizioni impartite da Giacomo (il vero primo degli apostoli).

Come si vede, incontri brevissimi, quasi sempre burrascosi per non dire drammatici. Nell'ultimo incontro, durante il quale Paolo rischiò il linciaggio, Pietro non viene mai nominato, forse perché già morto. Gli Atti tentano di occultare questo enorme e inconciliabile conflitto tra i due apostoli e la Patristica poi li ha falsamente accomunati nel martirio a Roma sotto Nerone. La Chiesa, infine, li ha santificati nello stesso giorno, avvallando la tesi che i due hanno sempre agito in perfetta armonia.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)