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mercoledì 13 ottobre 2010

Il sacro prepuzio: la reliquia delle reliquie (“L'invenzione del cristianesimo”) 193

Ma la reliquia delle reliquie, che fino a qualche mezzo secolo fa faceva andare in delirio (ma anche in deliquio) gran parte delle vergini consacrate a dio nel chiuso dei monasteri, scatenando la loro libidinosa fantasia, nonché molte sante e non pochi papi ed ecclesiastici? Il santissimo prepuzio di Gesù.

Il destino di questa sacra pellicina del pene che Gesù aveva dovuto perdere con la circoncisione nell'ottavo giorno dalla nascita aveva preoccupato non poco numerosi Padri della Chiesa. Poi Carlomagno risolse il problema rivelando di averlo ricevuto direttamente da un angelo (che a sua volta lo aveva ricevuto da Maria) e, con somma magnanimità, lo offrì in dono a papa Leone III.

A questo punto avvenne il miracolo della moltiplicazione dei prepuzi divini, per cui oggi ben tredici luoghi vantano il possesso di questo prezioso pezzo d’antiquariato prepuziale tra cui Calcata (VT) (dove fino a pochi decenni fa, veniva esposto alla pubblica adorazione nel giorno di Capodanno, ricorrenza della circoncisione, nella Chiesa parrocchiale) e Roma (Laterano) e altre undici città europee.

Il culto di questa “santissima reliquia”, che potrebbe regalarci il Dna di Gesù (ma troveremmo sicuramente tredici Dna diversi), fu molto diffuso nel Medioevo, tanto che nel 1427 venne persino fondata la Confraternita del Santo Prepuzio.

La sacra pellicina, a cui erano attribuiti effetti miracolosi sul parto, fu oggetto di continui pellegrinaggi di donne incinte e di solenni uffici in suo onore.

Mentre colti Padri della Chiesa e dotti teologi almanaccavano, con somma dottrina, su questa reliquia (Cristo, dopo la resurrezione, era asceso al cielo in corpo e spirito con o senza il prepuzio che gli era stato tolto 33 anni prima?), le giovani vergini rinchiuse nei chiostri, bramose degli abbracci del loro dolcissimo e amatissimo Gesù, lo eleggevano a loro anello di fidanzamento.

Santa Caterina da Siena, nei suoi momenti mistici mostrava rapita al suo confessore incredulo (perché non lo vedeva) il prepuzio che portava al dito, regalatole da Gesù in persona, affermando che per lei era perfettamente visibile. Un autentico delirio erotico!

Oggi questa santissima reliquia non è più oggetto di morbosa venerazione perché la Chiesa, nel 1900, in un raro momento di resipiscenza, resasi conto dell'aberrazione demenziale in cui era caduta, ha vietato a chiunque di scrivere o parlare del Santo Prepuzio, pena la scomunica (Decreto no. 37 del 3 febbraio 1900), e successivamente ha rimosso dal calendario liturgico la festività della Circoncisione, precedentemente celebrata in tutto il mondo il 1 gennaio di ogni anno.

Spesso alle reliquie erano associate particolari indulgenze. Così i pellegrini che nel Duecento si recavano a Roma in San Pietro per venerare l'immagine di Cristo impressa sul presunto sudario di Veronica, guadagnavano da novemila a dodicimila anni di purgatorio.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)